XVII congresso della Cgil
Bocciamo il documento della Camusso
Il documento congressuale che porta anche la firma di Landini prefigura una Cgil subalterna alle esigenze padronali e governative
Appoggiamo e votiamo il documento 2

 
Il 17° congresso della Cgil, seppur lentamente e con ripetuti rinvii di molte assemblee di base, è partito. Sul numero 2 de “Il Bolscevico” 2014 abbiamo già illustrato in linea generale i nostri giudizi sui due documenti congressuali e indicato qual è la posizione e l'atteggiamento che dovranno tenere i militanti e i simpatizzanti del PMLI e tutti quei lavoratori che si riconoscono nella proposta sindacale del PMLI. In questa occasione vogliamo approfondire l'analisi del documento che vede prima firmataria Susanna Camusso, sostenuto anche da Landini, Rinaldini, Nicolosi e buona parte di chi all'ultimo congresso aveva presentato un documento alternativo in contrapposizione a quello dell'allora segretario (e padrino della Camusso) Guglielmo Epifani.

L'illusione di un capitalismo più “buono”
Questo documento porta come titolo “il lavoro decide il futuro” ed è costituito da una premessa e da 11 capitoli chiamati “azioni”. Non ci trova d'accordo praticamente su nulla e già nella premessa è da rigettare in blocco l'analisi generale della situazione economica, politica e sindacale italiana ed internazionale. L'attuale crisi economica capitalistica non nasce solo dal “primato del sistema finanziario” né tanto meno dal neoliberismo, quest'ultimo è solo una faccia del sistema, certo la più brutale. Dicendo questo si vuol far credere che sono le distorsioni, gli errori, le cattive interpretazioni del capitalismo a causare miseria e disoccupazione e non il sistema in se stesso basato sullo sfruttamento dell'uomo sull'uomo. Questo filo conduttore attraversa tutto il documento spargendo l'illusione di poter realizzare una specie di capitalismo dal “volto umano”.
Lo scollamento tra le masse e le istituzioni borghesi ha raggiunto livelli altissimi si dice, è un fatto oggettivo aggiungiamo noi. Secondo la dirigenza della Cgil questo strappo va ricucito: i lavoratori, cioè le vittime della crisi, dovrebbero sostenere i carnefici, cioè chi scarica su di loro le conseguenze della crisi. Per Camusso e soci basta attuare la Costituzione e tutto si risolve. Ma a quale Costituzione si riferiscono? Perché fanno finta di non vedere che la vecchia Carta del '48 è stata fatta a pezzi da tempo e Napolitano già governa come in una repubblica presidenziale, come di fatto siamo? Non spendono una parola sull'involuzione neofascista del nostro Paese evidente anche ai democratici più moderati. Al massimo arrivano a parlare di “partiti personali”. Ci sembra un po' poco!
Anche sul più specifico campo sindacale non ci siamo: ci sono enunciazioni contraddittorie oltretutto smentite dall'attualità. Ad esempio si auspica la riunificazione del lavoro dipendente poiché ci sono centinaia di tipologie di contratti che creano differenze tra i lavoratori, intaccandone l'unità e limitando la stessa azione dei sindacati. Questo è vero ma se la contromisura è il contratto unico che abbiamo visto propagandare da Landini e Renzi in queste settimane allora siamo alla riunificazione della perdita dei diritti per tutti i neoassunti. Le proposte dei segretari di Fiom e PD, stranamente simili, propongono una specie di “periodo di prova” di 2 anni in cui il lavoratore non ha alcun diritto e può essere licenziato in ogni momento. Alla faccia dell'artico 18!

Cgil subalterna a governo e padronato
Manca totalmente una critica serrata alle politiche dei governi nazionali ed europei che in sintonia con il padronato hanno compresso i salari, ridotto i diritti, tagliato i servizi pubblici, precarizzato il rapporto di lavoro, aumentato lo sfruttamento nelle fabbriche, rimandato l'accesso alla pensione, ingrossato l'esercito dei disoccupati. L'atteggiamento generale è di collaborazione e subalternità alle controparti.
Uno dei passi più significativi della premessa recita: “L'accordo del 28 giugno 2011, al di là dei diversi giudizi, impegna tutta l'organizzazione e non è scindibile dall'accordo del 31maggio 2013. Accordo positivo, frutto dell'iniziativa di tutta la CGIL, che rappresenta un significativo cambiamento nel sistema di regole e di rappresentanza per la contrattazione e su cui tutta l'organizzazione è impegnata a garantirne l'esigibilità”. Gli accordi in questione prevedono le deroghe ai contratti nazionali, che si possono ignorare con intese aziendali, restringono la democrazia sindacale e prevedono sanzioni per chi sciopera contro gli accordi al ribasso.
Queste poche righe fanno intendere più di tanti capitoli quale sarà la linea che si vuole imporre alla Cgil: subalternità alle esigenze di padronato e governo, supremazia di Cgil-Cisl-Uil rispetto agli altri sindacati, democrazia limitata nelle fabbriche, bavaglio alle lotte per non disturbare la competitività delle aziende dei capitalisti nostrani. E il tono perentorio non ammette distinguo o dissenso, alla faccia di Landini e di quelli che dicono che questo congresso è aperto al contributo di tutti. Insomma si offre su di un piatto d'argento la collaborazione del sindacato a sostenere la borghesia nazionale ad uscire dalla bufera scatenata dalla crisi globale del capitalismo.

Proposte inadeguate e fuorvianti
Con queste premesse anche gli approfondimenti portano a conclusioni fuorvianti e inaccettabili mentre le rivendicazioni non potevano che essere del tutto inadeguate, sproporzionate e subalterne di fronte all'attacco portato avanti dalle politiche capitalistiche neoliberiste degli ultimi 20-30 anni e ingigantitosi con la crisi scoppiata nel 2008. All'Unione Europea imperialista (UE) vengono addebitati tanti errori ma viene comunque vista come un'opportunità per i lavoratori anziché uno strumento di oppressione che ha messo sul lastrico interi Paesi come la Grecia. Ci si arrampica sugli specchi per far accettare la UE: si chiedono più poteri alle istituzioni europee ma alcune righe prima si chiedeva più autonomia ai governi nazionali. La preoccupazione principale è quella di ridurre il profondo distacco che c'è tra i vari popoli del continente e la UE.
Alle pensioni viene dedicato un intero capitolo. Viene criticata la controriforma Fornero ma quando fu varata, l'opposizione della Cgil fu molto blanda e l'atteggiamento verso l'allora governo Monti fu più che benevolo. Tante parole ma non si rivendica l'età pensionabile a 60 anni e quella contributiva a 40 come viene chiesto dal documento 2, un'età già alta per i lavori usuranti.
Sull'assetto istituzionale del nostro Paese il documento della Camusso si esprime contro il presidenzialismo ma questo di fatto è già stato instaurato. Anche qui la preoccupazione principale è garantire stabilità e governabilità alle istituzioni borghesi. La Camusso è per il superamento del cameralismo perfetto, per il senato federale e il federalismo in generale, per la riduzione del finanziamento pubblico dei partiti ma non per la sua abolizione.
Quando si parla di difesa dell'occupazione ci si può immaginare che si chieda il blocco dei licenziamenti che stanno mettendo sul lastrico migliaia di lavoratori, niente di tutto questo. Il capitolo dedicato allo sviluppo e alle politiche industriali è un richiamare a raccolta di tutte le energie disponibili del capitalismo italiano ( testuali parole), insomma è un rimprovero alla borghesia nostrana affinché sia più competitiva nella sfida imposta dal capitalismo globalizzato. Si dice di combattere la precarietà ma in modo generico, senza rivendicare il lavoro a tempo indeterminato per tutti, salvo casi di particolare stagionalità ed eccezionalità.
Anche riaffermare il valore e la funzione universale del contratto nazionale non significa niente se poi la Camusso e i suoi chiedono di rispettare rigidamente accordi che vanno nel senso opposto. Stesso discorso quando si parla di democrazia e partecipazione nella Cgil. Si riconosce una difficoltà del sindacato a rappresentare i lavoratori, specie i giovani e i precari, e il bisogno di allargare la democrazia nelle fabbriche e sul territorio ma nelle stesse righe si richiamano di nuovo i famigerati accordi del giugno 2011 e del maggio 2013 che sono la negazione di tutto questo.

Gli emendamenti
I più significativi sono sui temi delle pensioni, della contrattazione e della democrazia presentati da Landini, Nicolosi e Moccia. Questi non sono altro che delle foglie di fico che servono a dare una copertura a sinistra al documento della Camusso, impugnati per giustificare la loro resa alla destra e la mancata adesione a un documento alternativo, tuttalpiù buoni per assicurarsi delle poltrone.
Non vogliamo negare che questi emendamenti presi singolarmente abbiano anche un certo peso. Ma nel contesto del congresso, dove c'è l'esigenza di marcare un forte dissenso dal gruppo dirigente filo-PD della Cgil per la condotta fallimentare tenuta in questi ultimi anni e riunire tutta la sinistra sindacale, questi emendamenti non spostano di una virgola la linea della Camusso e rompono il fronte dell'opposizione interna alla Cgil.
Quindi nelle assemblee dove vengono presentati dobbiamo invitare i lavoratori che vogliono veramente cambiare, a sostenere il documento 2 anziché gli emendamenti, perché comunque ogni voto al documento della maggioranza verrà considerato come un sostegno alla linea filopadronale e cogestionaria della Camusso e agli accordi che essa ha firmato, compreso quello che restringe la democrazia sindacale del 31 maggio 2013 e sottoscritto definitivamente da Cgil-Cisl-Uil e Confindustria il 10 gennaio 2014.

22 gennaio 2014